Parità, sicurezza, leadership: cosa insegna davvero il 25 novembre

Parlare di violenza sulle donne significa affrontare un fenomeno che attraversa la vita di milioni di persone.
In Italia, una donna su tre ha subìto una forma di violenza fisica o sessuale nel corso della vita.

Sono quasi 6 milioni e 800 mila storie segnate da gesti che lasciano conseguenze profonde.

La violenza arriva spesso da chi dovrebbe rappresentare sicurezza: partner o ex partner, responsabili nella maggior parte dei casi più gravi. Eppure non è confinata nelle mura domestiche: entra anche nei luoghi di lavoro, nelle relazioni professionali, nelle dinamiche quotidiane, nelle parole che isolano, nelle pressioni che non si vedono.

Questi numeri diventano ancora più significativi quando li osserviamo in relazione al mondo del lavoro. È qui che la cultura, i ruoli e gli equilibri di potere possono contribuire a proteggere o, al contrario, a esporre ancora di più.

E il settore assicurativo italiano, da questo punto di vista, racconta una storia complessa.

Cosa sta succedendo nel settore assicurativo in merito al gender gap?

Negli ultimi anni il Paese ha mostrato segnali di cambiamento importanti.

Alla fine del 2023, le donne ricoprivano oltre il 43% degli incarichi di amministratore nelle società italiane e più del 41% dei posti negli organi di controllo. È un progresso significativo, frutto di anni di attenzione e interventi mirati nelle politiche di governance.

Nel settore assicurativo, la presenza femminile è forte in termini numerici: quasi il 48,5% dei dipendenti è donna. Un dato che parla di accesso diffuso e di un coinvolgimento quotidiano e concreto.

Ma la fotografia cambia quando si osservano i ruoli apicali. È qui che la carriera delle donne rallenta, e talvolta si ferma. I vertici aziendali restano in prevalenza maschili, così come gli incarichi che definiscono strategie e scelte operative. A questo si aggiunge un dato ancora più evidente: nel comparto finanziario–assicurativo il gender pay gap supera il 23%. Una distanza che mostra come, a parità di ruolo e competenza, il riconoscimento economico non sia ancora equo.

Questo squilibrio non è solo una questione di giustizia sociale. È un limite organizzativo. Un settore privo di leadership femminile perde capacità di interpretare la realtà, di comprendere i propri clienti, di innovare. Perché le organizzazioni sono più solide quando rappresentano la pluralità delle persone che le compongono.

Cosa succede in FIAss, invece

È all’interno di questo scenario che la nostra realtà assume un significato particolare. La nostra struttura è composta in larga parte da donne, non solo nei ruoli operativi ma anche in quelli strategici.

E la proprietà è equamente suddivisa al 50% tra uomo e donna. Un equilibrio raro nel panorama italiano e ancor più nel settore assicurativo.

Non lo viviamo come un elemento di distinzione, ma come un dato di fatto: un modo concreto di dimostrare che la leadership femminile non è un’eccezione, ma una risorsa strutturale.

La Giornata del 25 novembre ci ricorda che la violenza non è solo un’emergenza. È anche il prodotto di sistemi in cui il potere è sbilanciato, le opportunità non sono distribuite in modo equo e alcune voci faticano a emergere.

Creare contesti in cui le donne possono crescere, essere ascoltate e contribuire in modo reale significa agire sulla radice culturale di questo problema.

Chi lavora nella formazione sa che il cambiamento non arriva in un momento solo. Arriva attraverso scelte coerenti, decisioni quotidiane, strutture organizzative che mettono al centro le persone, non i ruoli predefiniti.

Noi continuiamo a muoverci in questa direzione, ogni giorno.

Fonti utilizzate

Osservatorio sulla presenza femminile nelle società italiane (DPO – CONSOB – Banca d’Italia – IVASS)

Documento ufficiale del Protocollo d’intesa (PDF)

Dati sul gender gap nel settore finanziario–assicurativo (La Mia Finanza)

Dati ANIA sulla presenza femminile nel settore assicurativo (2024)

 

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